Consolato Generale d’Italia a New York
690 Park Avenue, New York NY 10065
“Unconscious Mind”: matter and primordial figures in the visionary world of Verdiana Patacchini (Virdi)
A cura di Roberta Buldini
"…il mio lavoro passa dalla pittura alla scultura, senza alcuna differenza. Considero ogni opera come un' esperienza per una ricerca continua; voglio trasformare la pittura, la materia in una visione poetica e immaginaria.
Sono affascinata da una visione primitiva del mondo, dove l'investigazione sulla qualità del segno, del colore e della materia riveli istintivamente delle immagini. E poiché l'immaginazione si nutre di realtà, tutto ciò che mi circonda ispira il mio lavoro, da qui le immagini antropomorfe, le evocazioni di figure e di scritte.
Sono ossessionata dal processo; l'utilizzo di acidi su metalli, la carta, l'affresco, la ceramica, il polistirolo bruciato sono i miei mezzi. Ho la sensazione di sentirmi in uno scontro tra la mia essenza intima e la costante necessità di trovare nuove soluzioni…" (Virdi)
L’artista trasforma le percezione della propria realtà in immagini pittoriche, attraverso una tecnica mista, attenta alla qualità del segno, del colore e della materia, che non si limita a rappresentare le cose per quello che sono, ma evoca le visioni, “gli assoluti” , come li definisce Verdiana, del proprio essere artista.
Le sperimentazioni materiche mettono in evidenza l’uso di tecniche eterogenee, composte da elaborazioni molto personali, dove i colori incontrano diversi materiali, spesso lontani da quelli comunemente utilizzati, come la carta, il ferro, i chiodi, l’acciaio e gli acidi corrosivi, al posto di tempere o olii. Ogni opera diventa piattaforma per la continua ricerca di materiali attraverso i quali le percezioni visive si trasformano in pittura.
Su supporti imponenti, si ergono figure materiche dal richiamo primordiale, come se facessero parte di un mondo dove uomo e natura convivono in armonia, senza contrasti. La rappresentazione amorfa della figura umana risente di riferimenti classici, ma non è una riproduzione fedele della realtà, non nobilita né esalta la bellezza dei soggetti. Non c’è idealizzazione, solo alcuni tratti dei volti sono delineati.
L’artista plasma il mondo attraverso i propri occhi e la propria mente, contribuendo all’“esistenza” dei soggetti rappresentati, i quali rimangono come sospesi in un limbo tra il principio dell’ azione visiva e l’inconscio, tra l’ignoto e il già noto, tra visibile e invisibile.
Si percepisce una ricerca profonda, un’accurata esplorazione esistenziale e sensoriale scandita dai simboli e dalle immagini presenti nelle opere che rappresentano lo stato del sogno e possiedono profondità e passione nel desiderio di rivelare il percorso-viaggio interiore di Verdiana.
Verdiana Patacchini nasce a Orvieto nel 1984. Dopo essersi diplomata al Liceo Artistico di Viterbo, nel 2002 si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Negli ultimi anni lavora tra l’Italia e gli Stati Uniti esponendo le sue opere.
Nel 2011 partecipa alla 54° Biennale di Venezia nel Padiglione Italia e nel 2012 vince il Premio Catel con l’opera “La Veronica”. Da Gennaio 2016 le è stata assegnata una residency a New York, presso Mana Contemporary. Attualmente vive a New York e firma i suoi quadri con lo pseudonimo Virdi.