13 FEBBRAIO – 7 GIUGNO 2019

Evita Andújar – Andrea Pinchi | DELL’AMORE, DEL MITO E DEI MITI PEROSNALI

A cura di Emmeotto Arte

RELAIS RIONE PONTE | ROMA

Via Giuseppe Zanardelli, 20 – 00186
(visite solo su appuntamento)


Testo critico a cura di Valentina Luzi

C’e stato un tempo in cui osavo sognare che Miriam e io, superati i novanta, saremmo spirati insieme, come Filemone e Bauci.  E allora un munifico Zeus, con un lieve tocco del caduceo, ci avrebbe trasformato in due alberi vicini, coi rami che si sfiorano d’inverno, le foglie che si intrecciano a primavera” – Mordecai Richler, La versione di Barney -

Il mito di Amore e Psiche è una delle storie d’amore più belle di sempre. A raccontarla, fu, nel II secolo d.C, lo scrittore latino Apuleio nel suo “Asino d’oro”. Metafora dell’eterna dicotomia tra razionalità e istinto, tra cuore e mente, ha ispirato i più grandi letterati, poeti e artisti. Impossibile non pensare a una delle realizzazioni più sublimi della storia dell’arte: la scultura Amore e Psiche di Antonio Canova. Ed è proprio da qui che si dipana il fil rouge della doppia personale di Evita Andújar ed Andrea Pinchi in mostra dal 12 febbraio al Relais Rione Ponte in collaborazione con Emmeotto Arte.
Intervenendo sulla citazione di canoviana memoria, i due artisti reinterpretano, a quattro mani, Amore e Psiche, ognuno con la propria cifra stilistica, una storia e un mito, e li rendono personali.

Andrea ed Evita sono, indubbiamente, diversi, la produzione artistica e l’approccio verso la materia sono diversi, ma c’è un sub-strato importante e fondamentale che li unisce, oltre al rapporto di stima e amicizia reciproca: dietro ad ogni opera ci sono emozioni, persone, vite e…miti personali, e questa è la prima cosa che ti colpisce delle loro opere, anche senza sapere nulla di entrambi, l’empatia è immediata.
Per Andrea, l’utilizzo di diverse tecniche e il riuso di vari materiali (legni estratti da strumenti musicali del passato, tracce di piombo, carte, pelli animali e frammenti di stoffa preservati e conservati durante gli anni in cui restaurava organi) in unione al bagaglio culturale, che con forza, ironia e romanticismo si fa spazio tra citazioni dirette e indirette, che attingono dalla filosofia antica fino al romanzo contemporaneo,  - come non citare l’opera “While Barney sees Miriam on his wedding day” del 2016 - danno vita ad una poetica elegante e intensa e trovano, di volta in volta, una nuova storia da vivere e ri-vivere.
Nella sequenza delle opere in mostra, una selezione tra lavori di diverso formato degli ultimi anni ed inediti, tutti gli elementi presenti, astratti e non, vanno a comporre un’architettura geometrica, ma prepotentemente coinvolgente, da cui scaturisce un racconto fluido, ma allo stesso tempo complesso,  composto da frammenti di vita, passioni, sofferenze, crisi, cambiamenti e amori. Le forme, i colori netti e contrastanti e la materia sono il mezzo per dare voce all’Amore e alla Psiche, che, in origine, non vuol dire altro che “Anima”. E il cuore, simbolo grafico universale, diventa per Andrea componente ricorrente, nella sua forma stilizzata che si presta ogni volta ad una storia diversa.

Nelle opere di Evita, dalla serie Liquidi fino a Stolen Selfie, i protagonisti sono figure umane colte in situazioni intime e private, ma di cui si percepisce una sorta di disorientamento, un’inquietudine dove l’identità e la presenza corporea vacillano in atmosfere dai confini sfumati. La sensazione di vibrazione emotiva si accompagna alle istantanee visive, dove in primo piano c’è uno “scatto” in uno spazio limitato, influenzato dal dinamismo mediatico del nostro tempo. Il soggetto prevale sull’ambiente e ricco di narrativa ci conduce verso quell’intimità che si percepisce quasi come “nostra” e con cui è impossibile non entrare in connessione. La padronanza della gestualità pittorica della luce e del colore, in una danza d’intensità cromatiche, risponde al mondo in continuo cambiamento e allo scorrere veloce delle cose con un effetto di liquefazione dell’immagine. I momenti “instagrammabili” senza dettagli precisi ci riportano a ricordi, storie di vita, attraverso una traduzione di pensieri e un’ investigazione profonda delle anime che vivono e con-vivono nelle opere.

La mostra vuole regalare una prospettiva di osservazione e interazione personale, nella dimensione “privata” degli ambienti raccolti e intimi del Relais Rione Ponte, osservando da vicino quale legame umano, d’amore o emozione si nasconde dietro l’essenza di ogni opera di Evita e Andrea, farci vedere il quid non visibile a primo impatto, attraverso gli elementi materiali e immateriali, il passato e il presente che creano le stratificazioni dell’ esperienza e del sentimento, la vita vissuta e l’arte realizzata, il mito e la storia.

Ogni singola opera è una tessera di un mosaico, un momento, un “movimento” che va a comporre una sinfonia. Evita e Andrea sono come due musicisti che duettano, capaci e consapevoli di far interagire la propria personalità artistica e umana con le singole caratteristiche stilistiche. Attraverso le stanze del Relais Rione Ponte, scopriamo le note dell’uno e dell’altra, protagonisti della stessa partitura, ognuno con propri strumenti-sentimenti d’indagine fino a confluire nell’opera realizzata insieme, dove l’Anima- Psiche di Evita si incontra con il “cuore”- Amore di Andrea.

Evita Andújar nasce a Ècija, Siviglia, in Spagna.
Dopo essersi formata studiando pittura e restauro all’Accademia di Belle Arti di Siviglia ha frequentato diversi corsi di specializzazione di pittura e arte tra i quali il Corso Internazionale di Pittura a Cadice diretto dal famoso pittore spagnolo Antonio López García.
Dopo aver terminato anche i corsi di Dottorato, nel 2000 viene in Italia come borsista all’Accademia di Spagna in Roma.
Da allora ha realizzato numerose mostre in Italia, Spagna, Inghilterra, Francia, Slovenia ed Emirati Arabi, esponendo con grandi artisti contemporanei e giovani artisti emergenti.
Tra i premi più significativi in Italia ha vinto il Premio G. Casciaro e il Premio Adrenalina, é stata finalista al Premio Arte Laguna 2016, all’Arsenale di Venezia e, nell’anno 2015 e 2017, finalista al Premio Arte Mondadori della rivista Arte Cairo Editore.
Nel 2016 è stata scelta come artista in residenza al Progetto Bocs Art (Cosenza, IT) e nel 2017 ha vinto il premio residenza d’artista al Premio Marchionni (Sardegna, IT).
Le sue opere si trovano in importanti collezioni come quella della Fondazione Roma, della Collezione Bilotti al Museo Diocesano di Cosenza e nella Collezione Luciano Benetton Imago Mundi, Spagna.
Dal 2000 vive e dipinge a Roma.

Andrea Pinchi nasce in una famiglia di noti costruttori e restauratori di organi a canne. Giovanissimo diventa designer degli strumenti di suo padre Guido, tra i più significativi dei quali: Duomo di Arezzo, Kusatsu Concert Hall in Giappone, Tempio della Consolazione di Todi ed Aula Liturgica San Pio di Petrelcina in collaborazione con Renzo Piano. Si occupa inoltre del restauro degli organi storici sino al 2014.
Inizia a dipingere da bambino con il pittore Nereo Ferraris (1911-1975) compagno della zia, Maria Pia Pinchi, figura fondamentale per la sua formazione culturale ed artistica. Tra il 1989 ed il 1996 è in contatto con Aurelio De Felice (1915-1996) dal quale accoglie il suggerimento ad intraprendere la ricerca del proprio mondo espressivo che lo conduce a quello che Maurizio Coccia definirà nel 2011 il Pincbau, ovvero la costruzione di opere attraverso il riutilizzo dei materiali provenienti da antichi organi musicali o da quelli della propria famiglia, cosa che avviene a partire dal 2005.
Dal 2011 ad oggi ha esposto a Bari, Basilea, Bruxelles, Como, Firenze, Foligno, Madrid, Milano, Prato, Roma, Spoleto,Treviso,Verona in collettive e personali.

Ha partecipato alla 54 Biennale di Venezia e fatto mostre istituzionali come al Museo di Palazzo Collicola Arti Visive di Spoleto, Palazzo Della Penna di Perugia ed al Complesso Monumentale del Vittoriano a Roma.
Le sue opere sono in musei, fondazioni e collezioni private a Bari, Bonn, Basilea, Bruxelles, Dubai, Firenze, Foligno, Liegi, Madrid, Milano, New York, Padova, Roma, Spoleto e Teheran. Vive e lavora a Roma nel suo studio di Piazza Campitelli.


Info:

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1 EVITA ANDÚJAR – ANDREA PINCHI | LE MEMORIE DI EROS | 2019 | olio e memorie di pelle di agnello | cm 105x95
 
2 EVITA ANDÚJAR | STOLEN SELFIE 8 o IN ME | 2018 | acrilico su tela | cm 90x80
 
3 EVITA ANDÚJAR | STOLEN SELFIE 14 o THE PRINCESS? | 2018 | acrilivo su tela | cm 90x80
 
4 EVITA ANDÚJAR | SYNTHESIS 4 | 2017 | tecnica mista | cm 90x80
 
5 EVITA ANDÚJAR | LIQUIDI 12 o BUGIA | 2017 | dittico | acrilico su tela | cm 140x110 cad.
 
6 EVITA ANDÚJAR | BIC-TRAIT o PORTRAIT 2 | 2018 | penna bic 4 colori su quaderno di viaggio | cm 25x19
 
7 EVITA ANDÚJAR | STOLEN SELFIE 19 | 2018 | acrilico su tela | cm 45x45
 
8 ANDREA PINCHI | WHILE BARNEY SEES MIRIAM ON HIS WEDDING DAY | 2016 | acrilico, pelle del 1788 e 1930 ca. su tela | cm 120x100
 
9 ANDREA PINCHI | PURCHÉ NON ESAGERI | 2017 | poliuretano, carta del 1837 e pigmenti puri su tela | cm 30x30
 
10 ANDREA PINCHI | ADESSO STAI ESAGERANDO | 2017 | poliuretano, carta del 1837 e pigmenti puri su tela | cm 30x30
 
11 ANDREA PINCHI | AMORE DIFFIDA PSICHE | 2017 | poliuretano, carta del 1837 e pigmenti puri su tela | cm 30x30
 
12 ANDREA PINCHI | NO CAGES NO GHOSTS (IDEOMATIQUE N. 7) | 2017 | carta da dattilografia Fabriano anni ’60, carta carbone Armor del 1920 ca. e Kores del 1960 ca., cordini del 1659 e cuoio del 1846 su tela | cm 70x50
 
13 ANDREA PINCHI | SCRIPTA VOLANT (IL MIO SOGNO DI ANARCHIA) | 2016 | acrilico e carta del 1823 su tela | cm 100x100